Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/265

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244 LIBRO V. Ala le premure di Federigo li e di Alanfredi nel ravvivare i filosofici studi non ebbero effetto troppo felice, o fosse che le pubbliche calamità rendessero inutili i mezzi da lor usati, o fosse che pochi libri di Aristotele e di altri antichi filosofi essi ritrovassero, e se ne cogliesse perciò poco frutto. La gloria di aver fatta risorgere la filosofia in Italia deesi a più giusta ragione ad Urbano IV. Un bel monumento tratto dalla biblioteca Ambrosiana, e con quella gentilezza che è propria degli uomini dotti, comunicatomi dall’eruditissimo prefetto della medesima, il dottor Baldassarre Oltrocchi, ci rappresenta questo pontefice come amantissimo della filosofia, e splendido protettor de’ filosofi. Ella è la dedica a lui fatta di un suo libro dal matematico Campano novarese, di cui ragioneremo tra poco, la quale essendo inedita , parmi opportuno il recarne ciò che fa al mio intento, appiè di pagina, accennandone qui le più importanti notizie che da essa raccolgonsi (f). Rende egli grazie al (•]■) Cl< mentissimo Patri et piisimo Domino unico mundane pressure solatio Domino Urbano IV electione Divina Sancte Romane Ecclesie summo Pontifici Campani/s Novari en sis sue dignationis Servus inutilis beatorum pedum oscula cum qua. pótese revei entia. De pulvere , Pater, Philosophiam erigitis, que tu ge re soIrt in sue mendicitatis inopia, nostroruin Pl eniluni auxiliis destituta. Nunc autem ad vestrr sereni.atis aspecium /’arie ri velata consuegit, quam hactenus obduxerat verecundie pallio, rei familiaris angustia macerata. Latere malebat tenuis et pudica , quam aulirai um inipudice se largis dapihus iminiscere. Qttippe scioperisi in vere domestici! arbùraia ridi aduni , m in risiali