Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/279

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a58 LIBRO uno di quegli antichi filosofi, la cui traduzione egli mandò in dono alla università di Bologna. Aggiugne il Montucla che Federigo tanto godeva degli studi astronomici, che solea portar seco un globo, la cui superficie rappresentava le costellazioni, e al di dentro vedeasi raffigurata la disposizione delle orbite, e i movimenti de’ pianeti. Ma io credo certo che ciò movesse da una folle credenza per le astrologiche predizioni, anzi che dal desiderio d’istruirsi nell’astronomia. Veggiamo in fatti ch’egli avea sempre seco molti di cotali impostori. Così nella antica Cronaca di Vicenza scritta da Antonio Godi leggiamo (Script. Rer. ital. vol. 8, p. 83) che l’anno 1236 dovendo egli uscir da Vicenza, volle che un suo astrologo gli predicesse per qual porta dovea uscire; e che costui avendogli posto in mano un viglietto chiuso, Federigo , poichè fu uscito, apertolo riconobbe che colui avea colto nel vero. E Rolandino racconta (ib. p. 228) che volendo egli andare l’anno 1239 da Padova a Castelfranco nel Trevisano, comandò a mastro Teodoro suo astrologo, che per mezzo dell’astrolabio gli predicesse a qual ora dovea muover l’esercito, e che quando volle edificare la città detta Vittoria presso Parma, consultò pure gli astrologi (ib. p. 249) per cogliere il tempo a ciò opportuno. Nel che però convien dire che i suoi astrologi non fosser troppo felici; perciocchè la nuova città fu non molto dopo distrutta. E finalmente F. Francesco Pipino con molta serietà ci racconta (ib. vol. 9, p. 660) che dagli astrologi gli fu ancora predetto che sarebbe morto alle porte di ferro