Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/316

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secondo agS assicurare abbastanza chi fosse l’inventor della bussola eli1 era già in uso più di due secoli innanzi? Gli scrittori del XIII secolo da noi allegati sembra che non sapessero a*clii si dovesse un tale ritrovamento. Certo niun di essi cel nomina. L’avran dunque saputo gli scrittori del secolo xv? Ma almeno qual pruova ci adducon essi della loro opinione? Nuli1 altra fuorché la loro autorità. Io la rispetto; ma essa non basta a persuadermi una cosa di tempo tanto anteriore. Essi sono in gran numero. Ma chi non sa che grandissimo è sempre stato il numero de’ copiatori? e che spesso cento scrittori equivalgono a un solo, perchè da un solo tutti han tratto lo stesso racconto senza chiamarlo ad esame? Qualche incerta tradizion popolare potè essere il fondamento di questa opinione; e a que’ tempi ciò poteva sembrar bastante a spacciarla per certa. Ma l’esperienza Ci ha convinti che cotali tradizioni popolari molte volte son false, e fondate su qualche equivoco. Convien dunque vedere se questa abbia valide pruove su cui sostenersi. XXXIII. Due sole io ne trovo che potrebbon parere a lei favorevoli. Una è un bel passo di Guglielmo da Puglia scrittor del secolo XII, il quale parlando di Amalfi ne fa questo magnifico elogio; Urbs haec dives opum , populoque referti videlui- i Nulla magis locuples, argento, vest bus , auro * T’nrtihus itieumeris, ac plurimas orbe moratur inoratiliNauta maris coelique vias numerare peritus; Huc et Alexandri diversa feruntur ab Urbe Regi et Antiochi: haec freta plurima transit. Hic Arabes , Indi, Siculi Doscunlur ut Afri,