Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/315

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XXXIL Non si |>i »»«*• va elio essa fosse inventione di Flavio Gioia di Amalfi. I 294 muro XXXII. Da tutto il detto fin qui si rende manifesto abbastanza che se quel Flavio Gioia di Amalfi, a cui da molti si attribuisce l’invenzion della bussola, visse, come comunemente si scrive, verso il 1300, a lui non si può certamente conceder tal gloria. L’avvocato Gregorio Grimaldi napoletano ha pubblicata una assai erudita dissertazione (Saggidella dell’Accad. di Cortona t. 3, p. 195) in cui si è sforzato di comprovare questa opinione. Ma collo stabilire che fa egli stesso la età del Gioia al principio del xiv secolo, sembra distruggerla interamente; e parmi strano eh1 ni non abbia avvertito alle tante pruove che abbiamo della notizia che vi era dell’ago calamitalo fin dal principio del secolo XIII, e che solo alcune pochissime, e quelle appunto che sono men certe, ne abbia toccato sfuggitamente. A me sembra che al suo intento sarebbe tornato meglio il provare che il Gioia visse assai prima del 1300. Nel che però sarebbe stato difficile il trovar pruove e monumenti valevoli a confermarlo; perciocchè, a parlare sinceramente, tutto ciò che ci vien raccontato di Flavio Gioia, è così incerto ed appoggiato a sì deboli fondamenti, che mi sembra impossibile lo stabilir cosa alcuna con qualche probabilità. L’avvocato Grimaldi cita non pochi autori che gli danno la lode di questa scoperta (l. cit. p. 215, ec.): molti altri ne cita il P. abate Trombelli (l. cit. p. 367), molti il Gimma (Idea della Storia lelter. cf Ital. t. 2, c. 41), e molti potrei io pure arrecarne. Ma essi son tutti scrittori del secolo xv, e di esso ancora innoltrato. Or come ci posson essi