Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/340

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troviamo memoria d’alcun celebre professore distinto da’ professori filosofi, che ivi ne tenesse scuola, fino verso il principio del secol seguente, nel qual tempo vi fu chiamato il celebre Pietro d’Abano, di cui a suo luogo ragioneremo. Anzi dalla maniera con cui ne parlano il Papadopoli e il Facciolati, sembra che non vi fosse ancora collegio di medici (Papadop. Hist. Gymn. patav. t. 1, p. 33, ec.; Facciol. Fasti Gymn. patav. pars, 1, p. i \), ma che solo alcuni, quasi di autorità loro privata, vi tenessero scuola. VII. Non così in Bologna. Ivi veggiamo che sin da’ tempi di Onorio III dovea essere in fiore la scuola di medicina; perciocchè questo pontefice avendo udito che non ostante il divieto fattone da Alessandro III nel Concilio di Tours alcuni religiosi proseguivano ad uscire da’ chiostri per recarsi nelle pubbliche scuole allo studio della medicina, non meno che delle leggi, rinnovò lo stesso divieto con una sua decretale (l. 3 Decret. tit. 50 ne Clerici c. 10 super Specula), e ordinò che chi in avvenire lo trasgredisse , si dichiarasse incorso nella scomunica (a). La qual decretale afferma il P. Sarti (De • (a) Prima ancora di Onorio III, avea Innocenzo III vietato agli ecclesiastici l’esercizio della chirurgia, che portasse seco abbruciamento, o incisione di membra. • Quindi Bonifacio VIII, di cui l’Haller si duole che vietasse agli ecclesiastici tutti la chirurgia, tanto fu lungi dal farlo ,che anzi dichiarò che la legge di Onorio III non doveasi stendere che a’ soli monaci. Veggasi su ciò la bella opera del sig. ab. Gaetano Marini (Degli Archiatri pontificii, t. 1 , p. 5, ec.).