Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/370

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SECONDO 349 ili Valenza, cui, secondo lo stile usato parlando a’ vescovi, dà il nome di padre. Benchè però Teodorico siasi giovato non poco delle fatiche di Bruno, lo stesso Freind confessa che in alcune cose egli è stato inventore, e che fra le altre ha scritto prima di ogni altro della salivazione procurata colle unzioni mercuriali. Alcune altre opere scrisse Teodorico, che ci rimangono manoscritte, e che si annoverano dal P. Sarti, fra le quali è degno d’esser rammentato un trattato sulla Cura e sulle Malattie de’ cavalli. Alcune di queste opere veggonsi scritte a mano nell’antica lingua di Catalogna; e queste han data occasione a’ PP. Quetif ed Echard di credere (Script. Ord. Praed. t. 1, p. 354) che Teodorico fosse di patria catalano. Ma le cose che finora abbiam dette, ci convincono del contrario; ed è probabile che Teodorico scrivesse la sua Chirurgia in latino, qual l’abbiamo alle stampe insieme colle opere degli altri antichi chirurghi de’ quali si è da noi ragionato; e che il vescovo di Valenza, a cui aveala dedicata, la facesse poi traslatare nel volgar dialetto di Catalogna. XXI. Gli ultimi due chirurghi di questo secolo, che da Guido di Cauliac si nominano, sono Guglielmo da Saliceto piacentino di patria, e Lanfranco. Di Guglielmo ei fa un bell’elogio, dicendo che fu un valent’uomo, e che scrisse due somme, una di Medicina, l’altra di Chirurgia, e che di quelle cose di cui prese a trattare, trattò assai bene (l. cit.). Due sono dunque le opere che di lui abbiamo, amendue più volte stampate. La prima è un Compendio