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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/376

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SECONDO 355 Ogni altra risorta in Italia; essa in molte città avea aperte pubbliche scuole; essa contava tra’ suoi coltivatori uomini d’ingegno e di sapere non ordinario; essa da tutte le parti d’Europa avea condotte in Italia numerose schiere di giovani; essa in somma potea vantarsi a ragione di aver procurato all’Italia il glorioso titolo di madre delle scienze. Quindi non è maraviglia che i professori della giurisprudenza fossero rimirati come altrettanti oracoli. e che loro si concedessero privilegi ed onori bramati invano da altri; e che le città d’Italia gareggiassero tra loro nell’invitarli con ampissimi premii alle loro scuole. Ne vedremo più, esempii nel ragionare che in questo capo faremo dei più celebri giureconsulti di questa età. Ma prima ci convien ricercare quai mutazioni allor sofferisse la romana giurisprudenza. Essa avea omai fatto dimenticare tutte le altre leggi colle quali era stato ed era ancor lecito agl’Italiani il regolarsi; e appena vi era chi si ricordasse delle leggi longobarde e delle saliche. Lo studio dunque delle leggi romane bastar poteva a’ giureconsulti per insegnar nelle scuole, e per decidere ne’ tribunali. Ma la pace di Costanza, di cui abbiam parlato nel primo capo del libro primo, diede origine ad altre leggi, nelle quali pure convenne ai giureconsulti diligentemente istruirsi. II. Le città italiane , divenute in gran parte per quella pace libere e indipendenti, pensarono che le leggi romane fatte tanti secoli addietro, e in un governo sì diverso da quello in cui esse viveano, non fosser bastevoli a’ bisogni