Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/391

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VII. Suo arringo in quell1 oc«uioni. 3^0 LIBRO i Ferraresi, i Bolognesi con grandissimo numero d’uomini d’altri paesi venuti co’ lor vessilli; i vescovi Jacopo di Verona, Gualla di Brescia , Guidotto di Mantova, Arrigo di Bologna, Guglielmo di Modena, Niccolò di Reggio, Tisio di Trevigi, Manfredi di Vicenza, Niccolò di Padova; i podestà di Bologna, di Trevigi, di Padova , di Vicenza , di Brescia , di Ferrara, e più altri ragguardevoli personaggi. Gherardo Maurisio aggiugne che vi eran presenti ancora i signori di Camino e di Romano, il patriarca d’Aquilea e il marchese d’Este. VII. In mezzo ad una sì numerosa e sì augusta assemblea , di qual entusiasmo dovea infiammarsi un eloquente e zelante oratore? Giovanni salito su un eminente palco, che da Rolandino dicesi alto quasi 6o cubiti, e preso il tema da quelle parole dei Vangelo: pacem meam do vobis, pacem relinquo vobis: esortò caldamente alla pace tutti que’ popoli; e perchè tutti già si erano a lui abbandonati, egli stabilì le condizioni e i patti della pace medesima , che si posson vedere nell’atto sopraccennato , confermò ciò ch’egli avea stabilito, coll’autorità del pontefice, e fulminò le più terribili maledizioni contro coloro che ardissero di violarla. Gherardo Maurisio e Antonio Godi ci assicurano che in quella moltitudine sì sterminata ei fu chiaramente inteso da tutti3 il che, se avvenne di fatto, pare che non si possa non rimirare come prodigio. In fatti lo stesso Maurisio dice che molti eran gl’infermi che da Giovanni diceansi miracolosamente sanati, e ch’egli uditi avea alcuni Frati minori i quali predicando