Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/41

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20 LIBRO fatiche, promuoversi con saggi provvedimenti i buoni studi, onorarsi in somma e fomentarsi generosamente le scienze. Questi erano efficacissimi mezzi per ricondurre all’ antico suo splendore l'italiana letteratura e qualche lieto effetto pur se ne vide. Ma la rea condizione de’ tempi scemò di molto i vantaggi che potean da essi sperarsi. Molti si volsero con fervore a coltivare gli studi ma scarso era ancora comunemente il numero dei’ buoni libri e più scarsi erano ancora que’ lumi che sarebbero stati richiesti a discernere il vero dal falso. Lo stile perciò e la critica di questi tempi sembrano per lo più risentirsi non poco della barbarie e della rozzezza de’ costumi che allor regnavano. E come poteva avvenire altrimenti? Come poteasi fra tanti tumulti trovar quell’agio e quella tranquillità, senza cui le lettere non fecero, nè faranno giammai felici progressi? Se i profondi geometri de’ nostri giorni si vedessero continuamente esposti al pericolo o di civili sanguinosi tumulti, o d’improvvisi assalti nimici, per cui la stessa lor vita non fosse abbastanza sicura, e mentre si stanno tranquillamente immersi in una ingegnosa dimostrazione, si udissero di repente alle spalle rumor d’armi e d’armati, crediam noi forse che ad imitazion d’Archimede si starebbero immobili, o che non anzi gitterebbono con dispetto e compassi e figure? Or tal era l’infelice condizion di coloro che in questi tempi volean pure coltivare gli studi. Il breve compendio di storia che abbiam premesso, basta a mostrarcelo apertamente, senza ch’io mi trattenga a recarne altre prove.