Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/42

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PRIMO 21 Che se ciò non ostante l’Italia non solo non fu inferiore ad alcuna delle straniere nazioni che furono assai più di essa tranquille, ma forse ancora le superò di gran lunga quasi in ogni genere di letteratura, non deesi ella riputar cosa a lei sommamente gloriosa, che fra tanti ostacoli si avanzasse pur tanto? Ma noi ci arroghiamo un onore che altri vorrà forse contenderci, e ci conviene perciò sconvolgere in ciascuna sua parte lo stato dell’ italiana letteratura in quest’epoca.

Capo II.

Favore e munificenza de’ principi nel fomentare gli studi.

I. Era di questi tempi l’Italia, come sopra si è dimostrato, divisa in varie provincie, altre delle quali reggevansi con governo repubblicano, altre aveano principi che o per antico diritto, o per libera elezione de’ popoli n’erano signori. Gl’ imperadori, benchè per la pace di Costanza avessero in gran parte ceduto a’ lor diritti sopra essa, serbavano nondimeno l’alto dominio, e volean mostrare di esserne ancora arbitri e sovrani. I re di Sicilia aveano il loro regno composto di molte ed ampie provincie di qua e di là dal Faro. Aveano il loro stato i romani pontefici, di cui per le donazioni de’ Cesari eran signori. Molte finalmente delle altre città che diceansi libere, si soggettavano spontaneamente al comando di alcuno de' più potenti e