Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/444

Da Wikisource.

secondo 423

allegando in pruova i passi degli antichi giureconsulti, dice (ib. c. 31) che chiosò le Leggi feudali sí egregiamente, che niuno ebbe poscia coraggio di aggiugnerne altre. Ove e quando morisse, è incerto; ma gli scrittori che ne fanno menzione, ci mostrano ch’ei visse verso la metà del secolo XIII. Forse ancora tenne ivi scuola Pietro Amedeo Kiginkolio giudice bresciano, che l’anno 1176 ebbe in Reggio l’onor della laurea nel diritto civile, dopo essere stato esaminato da Guido da Suzzara e da Giovanni dal Bondeno dottori di legge, da Pangratino e da Guido di Baiso dottori nel diritto canonico, e innanzi a tutta l’università: Universitate etiam Scholarium Civitatis Regii posita coram eo, ec. Il co. Niccola Taccoli ha dato alla luce il privilegio della laurea, e della facoltà di tenere scuola di legge e in Reggio e in qualunque altro luogo a lui conceduto (Mem. stor. di Reggio, par. 3, p. 215), benchè io dubiti che il cognome di questo nuovo professore non sia stato esattamente copiato. Anche l’università aperta l’anno 1228 in Vercelli, come a suo luogo si è detto, ebbe probabilmente valorosi giureconsulti. Di un solo però ci è rimasta memoria, cioè di Uberto da Bobbio, che dicesi parmigiano di patria, ma forse era nativo della città da cui traeva il nome. Di lui narra il Panciroli (l. cit. c. 30), seguendo l’autorità di Alberico e di Girolamo Cagnoli giureconsulto vercellese del secolo xvi, che fu professore di giurisprudenza civile in Vercelli, e che ebbe sí gran nome anche fuor dell’Italia. che volendo alcuni de’ signori Francesi toglier la