Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/445

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4*4 LIBIìO reggenza del regno alla reina Bianca madre di S. Luigi, richieser perciò il parere di Uberto (il quale era allora, come dice Alberico, ac tu legens in Studio Vere elle usi) se ciò fosse lecito, e necessario j e che avendo egli risposto non doversi ciò fare, essi ne deposero il pensiero. Aggiugne il Panciroli che Uberto tornato poscia a Parma sua patria, ove di fatto abbiam veduto ch’ei fu professore, ivi morì, e arreca una moderna iscrizione in onore di questo giureconsulto posta nella chiesa di S. Giovanni. Oltre alcune Posizioni giuridiche, che or non si trovano, egli scrisse un libro intitolato Della paterna podestà, di cui però il celebre Giovanni di Andrea non fa troppo onorevoli encornii (inprooem. Addit.adSpecul. Jur.)t riprendendone l’oscurità e la confusione. In Pisa ancora troviamo ne’ monumenti accennati dal cavaliere Flaminio dal Borgo Clero e Gherardo da Fagiano professori di diritto eri ile, l’uno all’anno 1259, l’altro nel 1265 (Diss. dell’Univ. pisan. p. 107, 108). Ma sopra essi fu celebre Giovanni Fagiuoli, di cui parla anche il P. Sarti (pars 1, p. 168), perchè apprese le leggi nell’università di Bologna. Il Panciroli, dopo il Baldo, ha asserito eh1 ei fosse arcivescovo di Ambrun (l. 2, c. 33); ma il P. Sarti mostra la falsità di questa opinione. Benchè non vi sia monumento a provare eli’ ci fosse professore in Pisa, il sepolcro però che di esso vedesi in questa città, ov’egli è scolpito sedente in cattedra, e circondato da’ suoi scolari (Borgo, l. cit. p. 116), ce lo rende probabile assai. Egli morì l’anno 1286, e lasciò più opere che si