Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/467

Da Wikisource.

XIII. E dell’arcidiacono Tancredi. 446 LIBRO ove questi tratta di Grazia (l. cit. p. 27, nota 6), dice essersi scoperto dall’eruditissimo dottor Gaetano Monti, che il Grazia scrittore del Diritto canonico, e aretino di patria, è diverso da quel Grazia arcidiacono di Bologna e poscia vescovo di Parma, e che questi fu fiorentino. Egli aggiugne che di ciò avrebbe trattato più ampiamente nell’Appendice. Ma per quanto io abbia cercato nell’Appendice, non vi ho trovata parola di tal questione. Io non posso perciò vedere a quai monumenti si appoggi una tale scoperta. Parmi però, che, poichè è certissimo che all’arcidiacono Grazia nelle lettere de’ pontefici e in altri monumenti si dà il titolo di maestro, sia probabile assai ch’ei fosse professore di canoni: e poichè, come il P. Sarti riflette, dopo l’anno 1224 non trovasi più menzione alcuna di Grazia ne’ monumenti bolognesi, e nello stesso anno troviamo un Grazia fatto vescovo di Parma, sia egualmente probabile che questi fosse appunto l’arcidiacono di Bologna. XIII. Nella dignità di arcidiacono di Bologna Grazia ebbe a successore Tancredi, che già da più anni era ivi professore di canoni, come il P. Sarti dimostra da un monumento dell’anno 1254 (ib. p. 28, ec). Il Panciroli lo ha fatto toscano di patria e natìo di Corneto (l. 3, c. 4). Ma lo stesso P. Sarti ha evidentemente provato ch’egli ha confusi due Tancredi in un solo; che fuvvi veramente un Tancredi di Corneto giureconsulto , di cui accenna qualche operetta, il quale visse verso il principio del secolo xv, ma che il professor di canoni ed arcidiacono di Bologna fu bolognese, di che egli ha recati