Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/626

Da Wikisource.

TEltZO Go5 da’ Giunti. Io rifletto però, che Dante reca quel verso a provare che alcuni tra’ paesani pugliesi hanno pulitamente parlato. Or se Jacopo era da Lentino in Sicilia , perchè Dante lo annovera tra’ Pugliesi? Ma o pugliese, o siciliano egli fosse, il P. Negri non avea certo alcuna ragione di annoverarlo , come ha fatto, tra gli scrittori fiorentini. Aggiungansi Mazzeo di Ricco messinese, dal cui stile si argomenta che vivesse a questa medesima età (Crescimb. l. cit. p. 14) , e finalmente la Nina siciliana che per l’amore che avea per Dante di Maiano, poeta fiorentino di questo secolo stesso, da lei però non mai veduto, faceasi chiamare la Nina di Dante (ib. p. 47)> e c’he ù forse la più antica fra le poetesse italiane (a) 5 e più altri eh’io tralascio per brevità , de’ quali tutti il Crescimbeni annovera le poesie, e le Raccolte e i codici in cui esse si trovano. (<7) La lode di essere stata la prima tra le donne italiane a coltivare la volgar poesia , può forse contrastarsi a Nina da Gaia figlia di Gherardo da Camino. Questi è probabilmente quel Gherardo medesimo che insiem co’ suoi figli fin prima del 12.54 accoglieva amorevolmente i poeti provenzali, e forse perciò vivea fin d allora Gaia di lui figliuola. Or clr essa Tosse coltivatrice della volgar poesia, benchè da niuno nominata finora come poetessa , l’abbiamo dal Comento ms. sulla Commedia di Dante di F. Giovanni da Serravalle, poi vescovo di Fermo, che conservasi inedito nella Vaticana; ove commentando il canto XVI del Purgatorio, in cui Dante lo nomina, dice: De ista Gaja filia dicti boni Gerardi possent dici multae laudes, quia fuit prudens domina, literata, magni consilii, et magane prudnuiae, tnaximae pulchiHutdiuc., quac savie Lene loqui rhylmatice in volgari.