Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/650

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TERZO G29 certo che fossero azioni teatrali. Poteasi cantar sul teatro, senza che si facesse una vera rappresentazione. E sembra che se il Mussato avesse qui voluto parlarci di tali rappresentazioni , avrebbelo dovuto fare più chiaramente; e non esprimere solamente, com’egli fa , le misure delle sillabe e de’ piedi, ma aggiugnere i personaggi diversi e i loro abiti, e il parlar che fanno tra loro, e altre simili proprietà che si convengono a’ drammi. Ancorchè poi il Mussato parlasse qui veramente di azion drammatica, a me non pare che se ne tragga che queste si usassero allora nella volgar nostra lingua 5 poiché abbiamo veduto ch’egli per volgare intende qui solamente un parlar semplice e famigliare. In fatti egli dice che le imprese degli eroi si cantavano variis linguis, ma tradotte in vulgares sermones. Se dunque varie eran le lingue che si usavan cantando, come poteva usarsi la sola lingua italiana? Altro dunque non sembra che voglia egli dire, se non che in ciascheduna lingua procuravasi di usare il più semplice e il più piano stile che fosse possibile. Il che ancor più chiaramente comprovasi da ciò che soggiugne 5 perciocché egli dice che vuol parlare popolarmente rozzo , com1 egli é , parlando co’ rozzi: populariter moretti gerani rudis ego cum rudibus. Chi non crederebbe di udire il Mussato cominciare il suo poema in lingua volgare? E nondimeno ei lo comincia e il prosiegue sempre in latino; e ci mostra con ciò eli1 egli per lingua volgare e popolare non vuol dir altro, che un parlar che dal popolo ancor facilmente s1 intenda.