Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/659

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V. Stima io cui Isso giù arcati: idi. linuà iatteRf, 638 LIBRO col quale ancora il veggiam nominato da alcuni antichi autori che si rammentano da Cristiano Daumio (Epist. cl. Germanor. adMagliab. n. 242). Questi inclinava a credere che Arrigo fosse nato, o almeno avesse soggiornato per qualche tempo in una non so qual Samaria città di Francia , se pure ei non intende Amiens che latinamente dicesi Samarobrina o Samarobriga. Ma io non veggo che alcun natìo di Amiens sia mai stato appellato samariense, e parmi perciò più verisimile l’opinione del ch. Mehus (l. cit.) ch’ei fosse soprannomato Samaritano dalla miseria a cui era stato ridotto, per cui veggiamo che talvolta egli è ancora detto il povero. V. Filippo Villani nella Vita di Arrigo gli dà il nome di Semipoeta: De, Henriceto Semipoeta Elegiaco: così leggesi nell’originale latino (Sarti Prof. Bon. t. 1, pars 2, p. 205). Col che sembra indicarci che non fosse tenuto in gran pregio. Nondimeno lo stesso Villani aggiugne, nel medesimo originale citato dal Mehus (l. cit. p. 146), che il libro da lui composto era stimato tanto, che nelle scuole d’Italia veniva agli scolari proposto per esemplare su cui formarsi: Hic Libellus, cui titulus Henriguethus est, primam discentibus artem aptissimus per scholas Italiae continue frequentatur; e si vede in fatti citato con lode da molti antichi scrittori rammentati dallo stesso Mehus (ib. p. 211). Quai secoli eran mai questi in cui tante lodi si davano a un sì barbaro verseggiatore? Nondimeno non si pensò se non assai tardi a darlo alle stampe; e la poesia latina avrebbe anche sofferto non mal volentieri ch’esso si giacesse