Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/680

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Capo V.

Gramatica ed Eloquenza.

I. Le università e le altre pubbliche scuole che in molte città d’Italia in questo secol si aprirono, benchè non abbracciassero sempre ogni sorta di scienza, come con varii esempii abbiamo osservato, non è a credere nondimeno che fosser prive di que’ professori che insegnando i primi elementi della gramatica e le leggi di ben parlare, aprissero alle altre scienze la via. Quindi gli eruditi scrittori della Storia dell’Università di Bologna (De Prof’ Bon. t. 1, pars 1. p. 503) non han potuto dissimulare il loro risentimento contro il ch. Muratori, il quale troppo letteralmente spiegando un passo di Buoncompagno, di cui parleremo tra poco, ha affermato (Script. Rer. ital vol. 6, p. 922) che prima del secolo XIII Bologna non avea professori di belle lettere, e che quegli era stato il primo che ne tenesse scuola. E a dir vero, ancorchè non avessimo alcun monumento che ci provasse il contrario, la sola ragione dovrebbe bastare a persuadercelo. Perciocchè, se anche molte città che pur non aveano scuole per le più alte scienze, avean ciò non ostante i professori di gramatica; quanto più doveano esserne provvedute quelle in cui o tutte, o quasi tutte le scienze ci avean maestri? Ma oltre ciò abbiam già osservato che Arrigo da Settimello in Bologna avea coltivate le belle lettere verso la metà del XII secolo, e che Gaufrido aveale