Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/679

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658 duro E altrove più chiaramente afferma che quattro volte era venuto a Roma e che vi era notissimo: Sacra meam quater hanc viderunt limina frontem, Et sum rimatus urbia operta sacræ: Unde tibi, cum sim toii notissimi!s Urbi, De rerum serie vera referre scio. I er. 64!• E quindi, s1 ci non fu italiano, ci convien dire eli1 egli vivesse per non breve tratto di tempo in Italia e in Roma. Dal prologo in versi a questo poema premesso, raccogliesi che l’autore di esso avea poco prima scritto de’ mali onde era allora travagliata la Chiesa, perciocchè egli si fa esortar dal pontefice a scrivere l’Apologia della Corte romana in tal modo: Ille mihi dixit, ut qui nuper cecinisti Ecclesiae lacrimas , scribe , resume stilum. v. 5. Alcuni che credono autor di questo poema quel Gaufrido che scrisse la Poetica Nuova, pensano che voglia qui alludersi a un tratto di essa, ove parla di tale argomento. Ma se la Poetica fu dedicata a Innocenzo III, morto nel 1216, e se il poema, di cui trattiamo, fu scritto solo dopo il 1245, come si è dimostrato, non sarebbesi certamente detto che poco prima egli avesse scritta la sua Poetica. Egli è dunque assai più probabile che un altro poema avesse scritto f autore di questa Apologia della Corte romana; e che in esso egli avesse descritto i mali onde gemeva oppressa la Chiesa. Ma convien dire ch’esso sia interamente perito.