Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/713

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XVIII. F.lngl A. fu» talli «tagli srnltor di qu«* le Dipi. (np LIBRO Quimli , se è vero ciò che Filippo Villani afferma, cioè ch’egli era già quasi vecchio quando andossene in Francia , convien credere cU’ egli avesse lunghissima vita. E nondimeno Brunetto medesimo presso Dante dice: E s i non /òssi sì per tempo morto (Inf c. 15, v. 58). Ma è probabile che Brunetto si dolga qui di esser morto troppo presto, non per riguardo alla sua età, ma per riguardo alla compagnia di Dante, con cui avrebbe bramato di vivere più lungo tempo. XVIII. Questo è ciò solo che delle azioni e delle vicende di messer Brunetto Latini gli an’ liclii scrittori ci han tramandato. Più ampiamente si sono essi distesi nel favellar del sapere e della letteratura di lui. E primieramente lo stesso Giovanni Villani, dopo averne narrata la morte, gli fa questo elogio: fu un grande filosofo, e fu un sommo Maestro in Rettorica tanto in ben saper dire, quanto in bene dittare... et fu dittatore del nostro Comune, ma fu mondano huomo. Et di lui bave irò fatta menzione. perchè egli fu cominciatore et maestro in digrossare i Fiorentini, e fargli scorti in bene parlare, et in sapere giudicare, et reggere la nostra Repubblica secondo la politica. Nè punto minori sono le lodi di cui onorollo Filippo Villani: Brunetto Latini fu di professione filosofo, d’ordine Notajo, e di fama celebre e nominata. Costui, quanto della Rettorica potesse aggiugnere alla natura, dimostrò. Uomo, se così è lecito a dire, degno d’essere con quegli periti e antichi Oratori annumerato. E dopo averne narrata la vita, così conchiude: Fu Brunetto motteggevole, dotto e astuto, e di certi motti piacevoli