Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/714

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TERZO GC)3 abbondante, non però senza gravità e temperamento di modestia, la quale faceva alle sue piacevolezze dare fede giocondissima , di sermone piacevole, il quale spesso moveva a riso. Fu officioso e costumato, e di natura utile, severo e grave, e per abito di tutte le virtù felicissimo, se con più severo animo le ingiurie della furiosa patria avesse potuto con sapienza sopportare. Legga»,si gli alil i elogi che l’ab. Mehn.s ha insieme raccolti (l. cit. p. 152, ec.), e si vedrà che tutti ci parlano di Brunetto come di uno de’ più dotti uomini che allor vivessero; benchè forse essi così scrivessero più seguendo l’autorità di Giovanni Villani, che per altri monumenti ch’essi ne avessero. Ma alcune delle parole di questo scrittore da noi por,’anzi recate richieggono più diligente esame. Dice Giovanni Villani eh’ei fu sommo maestro in rettori ca, il che perù io non saprei accertare se debba intendersi di scuola da lui tenuta, o sol di libri scritti. Ch’ei tenesse scuola, non trovo autore che espressamente l’affermi; e io credo probabile che egli istruisse bensì chi ricorreva a lui per consiglio e per direzione, ma non fosse già pubblico professore. Aggiugne che fu dittatore del Comun di Firenze, la qual voce non dee già intendersi di autorità, o di grado alcuno nella repubblica , ma in quel senso medesimo in cui l’abbiamo veduta usarsi parlando di Pier delle Vigne; perciocchè dittatore, o piuttosto dettatore dicevasi a questi tempi chi dettava o scriveva le lettere a nome altrui j ed era lo stesso perciò, che ora diciam segretario. Le lodi con cui Giovanni Villani esalta; la