Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/715

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XIX. Fumé rii*l passo in cui frante rii lui ragiona. Gy4 LIBRO • letteratura di Brunetto, sono alquanto oscurate da ciò che soggiugne, cioè che fu mondano huomo. Colle quali parole sembra che alluda al sozzo delitto di cui Dante lo incolpa, ponendolo nell’Inferno tra quelli che ne furono infetti vivendo. Alcuni autori citati dal co. Mazzucchelli (l. cit. nota 4) hanno creduto che Dante, essendo Gibellino, così scrivesse per odio contro di ser Brunetto che era Guelfo. Io desidero che così fosse di fatto) ma come io veggo che Dante fa grandi elogi di lui, e non se gli mostra punto invidioso, o nemico, così io temo che una cotal difesa non sia troppo fondata. Finalmente dice Giovanni Villani che Brunetto fu il primo che ammaestrasse i Fiorentini a parlare e a scrivere coltamente; cioè, come io intendo., ch’egli fu il primo tra loro che scrivesse precetti di ben parlare; e come egli nel suo Tesoro trattò ancora del reggimento delle repubbliche, perciò conchiude ch’egli ancora fu il primo che istruisse i suoi Fiorentini in reggere saggiamente lo Stato. XIX. La maggior gloria però di Brunetto si è l’aver avuto a suo discepolo Dante. Questi chiaramente ce ne assicura) perciocchè ove descrive l1 aggirarsi eh’ei facea per f Inferno tra i rei d’infame delitto, dice che riconobbe Brunetto: Così adocchiato da cotal famiglia , Fu’ conosciuto da un che mi prese Per lo lembo e gridò: qual maraviglia?! Ed io quando ’l suo braccio a me distese, Ficcai gli occhi per lo cotto aspetto, Sicchè ’l viso abbruciato non difese