Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/734

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TERZO 7 * J i Reggiani da varie guerre esterne ed interne. Le mura, secondo il calcolo di questa Cronaca, si stesero a 3300 braccia, oltre le porte, le torri, le fosse e più altri edificii che ne’ medesimi anni intrapresero; fra’ quali non è a tacersi la chiesa dell’Ordine de’ Predicatori, perchè ciò che all’occasion di essa si nan a, ci fa vedere fin dove giugnesse a que’ tempi l’ardor popolare in cotali imprese: Ad praedictum opus faciendum, dice l’autore della Cronaca sopraccennata all’anno 1233 (ib. p. 1107), veniebant homines et mulieres Reginorum , tam parvi quam magni, tam milites quam pedites, tam rustici quam cives ferebant lapides, sablonem et calcinam supra dorsa eorum , et in pellibus variis, et cendalibus; et beatus ille, qui plus portare porterai; etfecerunt omniafundamenta domorum et Ecclesiae, et partem muraverunt. Nè men grandiose e magnifiche furon le fabbriche e i lavori in questo secol medesimo intrapresi da’ Modenesi. L’anno 1259, secondo gli antichi Annali di questa città pubblicati dal Muratori (ib. vol. 11 , p. 65), si scavò un canale per la lunghezza di selle miglia, detto il Panarello nuovo: Eodem anno factum fuit Canale, quod dicitur Panarolum (ita) novum de Bodruza a plebe S. Martini inferius per septem miliaria, per Mutinenses et Bononienses, per Episcopatum Mutinae. E nell’anno medesimo dentro della città il vescovo Alberto Boschetti fece aprire il canale che anche al presente si dice Chiaro. Due anni appresso la gran torre di S. Geminiano, la cui parte quadrata già da molto tempo era stata innalzata, sorse più in alto, e il lavoro continuossi fino al i319, in