Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/760

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TERZO 739 della pittura. Aspettiam dunque che si faccia questo confronto; e guardiamo frattanto fra ’l caldo de’ contrarii partiti quella neutralità in cui dee tenersi singolarmente chi non si conosce fornito di quelle cognizioni che a giudicare son necessarie. XIH. Così esaminato lo stato della pittura nella prima parte di questo secolo, passiamo ormai a vedere ciò che appartiene a Cimabue e agli altri pittori che con lui e dopo lui in questo secolo stesso esercitaron quest’arte. Nel che però io sarò assai breve, sì perchè così vuole l’idea di questa Storia, sì perchè in questo argomento abbiam già le più copiose notizie che si possan bramare presso il Vasari e gli altri scrittori posteriori. Cimabue adunque, secondo essi, nacque in Firenze l’anno 1240, e il Baldinucci pretende che la famiglia di lui fosse detta ancor de’ Gualtieri, ed egli ne ha formato l’albero genealogico (Notizie, ec. t. 1, p. 16), di cui però sembrerà ad alcuno che qualche ramo non sia troppo ben fermo. Egli aveva sortito dalla natura inclinazione sì viva al dipingere, che in età fanciullesca tutto il tempo che secondo il volere de’ genitori avrebbe dovuto impiegar nello studio, da lui consumavasi nell’addestrarsi a quest’arte. E la fortuna, come dice il Vasari, gli fu favorevole (l. cit. p. 234), perchè essendo chiamati in Firenze da chi governava la Città alcuni pittori di Grecia non per altro che per rimettere in Firenze la pittura piuttosto perduta che smarrita, Cimabue ebbe agio di formarsi sotto il lor magistero. Io rispetto l’autorità del Vasari; ma in questo