Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/761

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>J:\o LlBnO , passo tutto il mio rispetto appena basta per dargli fede. Perchè far venir di Grecia cotesti pittori? Non v’eran forse in Italia altri che sapesser dipingere? Guido e Diotisalvi sanesi, Giunta pisano, Buonagiunta lucchese, per tacer di altri fuori della Toscana, non potevan fors’essi rimettere in Firenze la pittura? Si dirà foi •se che furon chiamati i Greci come pittori più esperti e di gusto più fino. Ma ogni altro scrittore potrà per avventura dir questo, fuorchè il Vasari 3 perciocché egli dice che que’ pittori greci avean fatto quelle opere, non nella buona maniera greca antica, ma in quella goffa moderna di que’ tempi5 e poco appresso aggi ugne, che la maniera di que’ Greci era tutta piena di linee e di profili, così nel musaico come nelle pitture, la qual maniera scabrosa, goffa ed ordinaria avevano, non mediante lo studio, ma per una cotale usanza insegnata V uno all’altro per molti e molti anni i pittori di que’ tempi; senza pensar mai a migliorare il disegno, a bellezza di colorito, o invenzion alcuna , che buona fosse. Or se tali erano i pittori greci, perchè farli venire a Firenze? e se altro non si cercava, se non chi dipingesse in qualche modo le mura, era egli necessario il condurli così da lungi? Il Baldinucci nella sua Veglia disputa assai lungamente a difesa di questo passo. A me non sembra che le ragioni da lui recate abbian gran forza; e mi stupisco fra l’altre cose che a provare l’uso frequente di chiamare in Italia artefici greci , ei non abbia potuto produrre altro esempio che quel di Buschetto o Bruschetto architetto del duomo di Pisa