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742 LIBRO

XIV.
Lodi ad
esso date.

tempi, vi avrebbe aggiunte ancor le iscrizioni colle quali si pruova ch’esse furon veramente opere di Cimabue.

 XIV. Ciò che è fuor d’ogni dubbio, si è che

Cimabue fu avuto ai suoi tempi in Firenze in pregio del più eccellente pittor che vivesse. Dante fu uno de’ primi a rendergliene onorevole testimonianza con que’ celebri versi: Credette Cimabue nella pittura Tener lo campo, ed ora ha Giotto il grido , Sì che la fama di colui oscura. Purg. c. 11 , v. 94E dietro a lui tutta la immensa schiera de’ suoi commentatori ha fatti elogi di questo rinomato pittore. Il Baldinucci ha raccolti e pubblicati i passi di essi e di altri antichi e moderni scrittori (Apologia , p. 22), co’ quali esaltano il valore di Cimabue, e mi han con ciò risparmiata la pena di qui recarli. Un solo ne produrrò, perchè ci dà l’idea del bizzarro carattere di questo ristoratore della pittura. Esso è di un anonimo, il quale scriveva verso l’anno 1334, come afferma il Vasari che prima di ogni altro ne ha dato alla luce il seguente passo (l. cit. p. 241): Fu Cimabue di Firenze pintore nel tempo di l’autore, molto nobile di più che uomo sapesse, e con questo fue sì arrogante e sì disdegnoso, che si per alcuno li fosse a sua opera posto alcun fallo o difetto, o elli da se l’avesse veduto, che, come accade molte volte, l’artefice pecca per difetto della materia, in che adopra, o per mancamento, eh’ è nello strumento, con che lavora; immantinente quell’opra disertava, fossi cara quanto volesse. Fu,