Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/764

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TERZO 743 ed è Giotto tra li dipintori il più sommo della medesima Città di Firenze. Le sue opere il testimoniano a Roma, a Napoli, a f iguane, a Firenze, a Padova, ed in molte parti del Mondo. Agli elogi di Cimabue dal Vasari e dal Baldinucci raccolti vuolsi aggiugnere quello di Filippo Villani, ch’essi per avventura non videro, tratto dalle Vite degli Uomini illustri fiorentini da noi mentovate più voltej ed io il recherò qui tradotto fedelmente dall’originale latino pubblicato dall’ab. Mehus (Vita ambros. camald. p. 164), poichè la traduzione data alla luce dal co. Mazzucchelli in questo passo non è abbastanza esatta: Siami ancor lecito % con pace degl’invidiosi, t inserire a questo luogo i celebri pittori fiorentini che l’arte della pittura esangue e quasi estinta richiamarono in vita; tra’ quali Giovanni soprannomato Cimabue fu il primo che coll arte e. coll’ingegno cominciasse a ricondurre (alla rassomiglianza della naturi1 quest arte, la quale per inesperienza de’ dipintori se n’era affatto allontanata. Perciocchè è certo che prima di lui la greca e la latina Pittura si giacque per molti secoli in una totale rozzezza, come ben mostrano le figure e le immagini de’ Santi, che sulle mura e su’ quadri adornan le Chiese. Alcune riflessioni si potrebbono fare su questo passo per confermare ciò che abbiam detto di sopra, intorno alla pittura usata dagl’italiani prima di Cimabue. Ma di ciò e di questo illustre pittore basti il detto (fin qui. Egli morì, secondo il Vasari, 1 anno i3oo. XV. Di Giotto, scolaro di Cimabue e oscurator delle glorie del suo maestro, parleremo j w.’ iblei«»;« «ì* r. ultimi ri*Ichrr miniatore.