Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/765

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y44 LIBRO nel secolo seguente in cui fu più famoso. Qui frattanto si dee far menzione di un altro pittore , cioè di Oderigi da Gubbio, in bocca di cui Dante ha posto il sopraccitato elogio di Cimabue. Il poeta lo ripone nel Purgatorio tra’ superbi, e ne parla come di persona da sè ben conosciuta: Ascoltando chinai in giù la faccia, E un di lor (non questi che parlava) Si torse sotto ’l peso che lo ‘mpaccia; E videmi e conobbemi e chiamava , Tenendo gli occhi con fatica fisi A me che tutto chin con loro andava. O, dissi lui, non se’ tu Oderigi, U onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte Ch’alluminare è chiamata in Parigi? L. cit. v. 73, ec. Benvenuto da Imola comentando questo passo di Dante dice che Oderigi fuit magnus Miniator in Civitate Bononiae (Antiq. Ital. t. 1, p. 1184). Ma ciò non ostante il Baldinucci impiega non poche pagine a persuaderci (Notizie, ec. t. 1, p. 152) ch’ei fu in Firenze scolaro di Cimabue. E tutto il suo discorso si riduce a questo: Dante fu amico di Oderigi e di Giotto: dunque Oderigi e Giotto furono amici fra loro5 il che ei conferma con ciò , di che or ora diremo, che ei fu a Roma insieme con Giotto, mentre miniava alcuni codici della libreria del papa. Da tutto ciò io non v eggo come discenda che Oderigi fosse scolaro di Cimabue, e a me pare che se ne potrebbe ugualmente inferire che Cimabue fosso scolaro di Oderigi. Certo essi furono coetanei, e Oderigi o morì lo stesso anno, o forse anche prima, come fra