Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/10

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prefazione IX

egli si duole che niuno abbia ancor pubblicata critica alcuna contro del primo già da più mesi uscito alla luce. E veramente io confesso che creduto avrei che gli eruditi Italiani dovessero riscuotersi alquanto alla lettura di una tal opera; e intraprendere la difesa del loro onore non poco in essa oltraggiato. Ma veggo insieme qual ragione possa averlo loro vietato. Le Memorie dell’ab. de Sade occupano tre gran volumi in quarto, e quindi a esaminarle e discuterle con esattezza si richiederebbe un’opera di almen doppia mole, Quanto è difficile il ritrovare chi abbia agio a tanto! E ancorchè pure un l’avesse, si può egli sperare in Italia che alcuno si addossi il carico di tale stampa? Che s’ella è impresa difficile a chicchessia, quanto più a me, che dovendo in un sol tomo ristringere tutta la Storia della Letteratura Italiana del secolo XIV, mi veggo costretto a non istendermi tanto nel ragionar del Petrarca, che anche agli altri non rimanga il lor luogo? Io non posso adunque che dare un saggio di quella critica che sì istantemente dimanda l’abate de Sade. Nel decorso di questo tomo mi avverrà spesso di rilevarne gli errori; perciocchè avendo egli voluto trattare di tutti quasi i fatti, e di tutti gli uomini di quel secolo, avrò non rare volte occasione di scoprire i falli in cui egli è caduto. Qui ne uniremo parecchi altri che nel decorso dell’opera non han potuto aver luogo,

    di difendersi; e in alcuni confesso sinceramente ch’ei si è difeso assai bene; e che il torto è mio. Ma nella maggior parte le sue risposte son deboli per tal maniera, ch’io son persuaso che, se questa apologia si pubblicasse, gli uomini eruditi conoscerebbono ch’io gitterei inutilmente il tempo in rispondergli. Poichè l’opera è inedita, io sarò pago di accennare di mano in mano le cose, nelle quali ei si difende per modo, che mi costringe a cambiar sentimento. Delle altre cose, delle quali a me sembra che la sua apologia non esiga che io diamegli vinto, non farò motto; che troppo a lungo mi condurrebbe il voler dissertare su ogni punto. Vuolsi anche avvertire che benchè sembri che l’ab. de Sade con quelle due lettere abbia compito il suo lavoro, ei però non ha risposto che alla più picciola parte de’ falli che io nelle sue Memorie ho notati; giacchè son poco oltre a venti gli errori ne’ quali ei cerca di difendersi, e ognun può vedere quanto maggior numero ne abbia io rilevato.