Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/101

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64 LIBRO ma le guerre che in ogni parte ardevano, l’obbligarono a tornarsene addietro (ib. p. 591, ec.). Noi avremo inoltre a vedere gli onori che Carlo rendette a Zanobi da Strada, e ad altri uomini dotti di questa età, i quali non poco contribuirono a far salire in pregio sempre maggiore presso gl’italiani le lettere e gli studi. xviii. XVIII. Il vedere i sovrani e i principi presso vpniurrdi un che tutti d’Italia così solleciti nel fomentare S^dt! le scienze e nell’onorar gli studiosi, pare che Pcinrca. nelle persone ancora di privata ed umile condizione accendesse un cotale entusiasmo, che forse niun altro secolo troveremo, in cui sì grandi onori si rendessero a’ coltivatori delle arti e degli studj. Se aveasi ad inviare solenne ambasciata a qualche sovrano, a ciò comunemente sceglievansi uomini dotti. Qualunque città, per cui avvenisse lor di passare, accoglievali non altrimenti che principi, e onora vali in ogni possibil maniera. Alle loro esequie non isdegnavan di assistere i signori della città in cui essi avean lasciato di vivere. Nel decorso di questo tomo medesimo dovrem vederne frequenti e numerose pruove. Qui ne recherem per saggio due sole appartenenti al Petrarca, che fu, se così è lecito il dire, l’idolo di questo secolo, a cui più che ad ogni altro si arsero incensi e si eressero altari. Era egli andato a Napoli alla corte del re Roberto, e quindi passato a Roma, e ricevuta solennemente la laurea, erasi trasferito a Parma. Quando un maestro di gramatica in Pontremoli vecchio e cieco , udito avendo che il Petrarca era a