Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/131

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(j/\ LIBRO dei medesimo secolo, andava facendo sempre più lieti progressi. Guglielmo Cortusio, scrittore di questi tempi, ci descrive il florido stato in cui trovavasi Padova, e singolarmente l’università l’anno 1310. Erat Padua, dic’egli (Hist. de Novit. Paduae, l. i, c. 11, Script. Rer. ital. vol. 12, p. 778), armis et equis plena, et aliis divitiis infinitis, munita et turribus et aliis aedificiis delicatis. Forenses de diversis partibus Paduam veniebant ad refugium salutare. Sapientibus viris Doctoribus in qualibet Arte liberali Religiosis viris splendida, ec. Ma mentre ella godeva della lieta sua sorte, poco mancò che non piangesse l’intera sua rovina. L’anno 1313 essendosi i Padovani ribellati all’iinperador Arrigo, questi, che allora era in Italia, fulminò contro di essi severo bando; e fra le altre pene tolse loro il diritto d’insegnare pubblicamente e di conferire la laurea. Privamus etiam, così egli nel suo Editto pubblicato da Albertino Mussato (Hist. Aug. /. 1 4? rubr. 7, Script. Rer. ital. vol. 10, p. 542)) Civitatem eamdem et privatam esse declaramus studio literati, ac licentia doctorandi et omnibus franchisiis, privilegiis, ec. Del qual fatto mi sembra strano che v nè il Facciolati nè alcun altro storico di quella università non abbia fatta parola. Io non credo però, che il divieto d’Arrigo ottenesse effetto veruno, perciocchè in tali occasioni le sentenze non han vigore, se non sono sostenute dall’armi; e Arrigo non ebbe pur tempo a punire, come avrebbe desiderato, i Padovani; perciocchè egli morì nell’anno medesimo, ed è probabil perciò, che niun danno quella università ricevesse dallo sdegno di Arrigo.