Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/159

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122 unno stabile in alcun luogo , tomossene quell1 anno medesimo in Avignone e a Valchiusa, benchè la sua Laura fosse già morta tre anni addietro, di modo che questo grand’uomo, uno de’ più rari ornamenti della sua patria, non fu mai in Firenze che due volte sole, e di passaggio per pochi giorni, cioè nell1 andare che fece a Roma, e nel ritornare Fanno i35o. "Véceudl’di XXVII. Ma questa università, che con auqueiu uni-spicii così felici sembrava innalzarsi, non andò guari che si vide vicina a una totale rovina, da cui però la vigilanza de’ magistrati seppe difenderla. Udiamone il racconto dello stesso Villani: Del mese di Agosto, die’egli (l. cit l. 7, c. 90), del detto anno (1357) i Rettori di Firenze s* avvidono, come certi Cittadini malevoli per invidia, trovandosi alli Uffici, haveanofatta gran vergogna al nostro Comune; però di al tutto haveano levato e spento lo Studio generale in Firenze, mostrando, che la spesa di due mila cinquecento Fiorini d’oro l’anno de’ Dottori dovesse essere incomportabile al Comune di Firenze, che in una Ambasciata e in una masnada di venticinque soldati sì gittavano C armo parecchie volte senza frutto e senza borio re: e in questo si levava cotanto honore al Comune; e però ordinarono la spesa, e chiamarono gli Uffizioli, di avessono a mantenere lo Studio. E benchè fosse tardi, elessono i Dottori, e feciono al tempo ricominciare lo Studio in tutte le facoltà di catuna Scienza. Così fu sta-’ bilita di nuovo questa università, la quale sette anni appresso fu con imperiale autorità confermata da Carlo IV con onorevol diploma che