Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/166

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PRIMO 12() metà del presente secolo non fu probabilmente conceduto ad alcuno (a). Ma i privilegi dai romani pontefici conceduti alla università di Roma non eran bastevoli a conciliarli concorso e fama, mentre essi frattanto, risedendo in Avignone, lasciavano quell’infelice città abbandonata e deserta , e, ciò che è peggio, continuamente sconvolta da civili tumulti. Perciò le scuole romane vennero decadendo per modo, che quando Innocenzo VII l’an 1406 le rinnovò, nella bolla perciò pubblicata ebbe ad affermare che già da lunghissimo tempo esse erano state interrotte, come a suo luogo vedremo. XXXII. Un’altra università fu da Clemente V xxm eretta in Perugia (ove però abbiamo veduto a» queiu di che eran già pubbliche scuole) quattro anni PeruB,aappresso, cioè l’anno 1307 , ed abbiamo ancora la bolla perciò pubblicata (Bullar.. rom. l. cit. p. 149) in cui solo con termini generali comanda, ut in Civi tate praedicta sit generale studium, illudque ibidem perpetuis futuris temporibus vigeat in qualibet facultate. Quindi (a) Dopo la mela del secolo tiv proccurò il senato romano di ravvivare lo studio generale stabilito già in lloma da Bonifacio Vili, e in certi suoi statuti latti a quel tempo ordinò che si aprissero pubbliche scuole in Trastevere, ove tre giureconsulti , un medico e un professore di gramatica e di logica ammaestrassero la gioventù (Marini degli Archiatri ponti fiati t t. \,p. 3o8, ec.). Ma questo provvedimento ancora dovette essere di corta durata, come ci mostra la bolla d’Innocenzo VII qui ricordata. Tiràboschi, Voi V, 0