Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/174

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PRIMO 13^ p, 718). Dovremo inoltre nel decorso di questo tomo mentovare più altri che furono professori nelle scuole di Reggio. Ma io non debbo qui ommettere ciò che ho osservato nell’esaminare cotai monumenti, cioè che nè delle scuole di Reggio nè di quelle di Modena non trovasi più alcuna memoria dopo la metà di questo secolo. E io credo che le nuove università che sorsero a questi tempi, e quelle singolarmente di Pisa, di Firenze e di Pavia, s’innalzassero, come suole avvenire, sulle altrui rovine: sicchè al crescer delle une, le altre venisser meno e poscia cessassero interamente. Non era in fatti possibile che tante pubbliche scuole, quante allor ne avea l’Italia, potessero esser fornite di egregi professori, il cui numero suol esser sempre minor del bisogno. Quindi avveniva il sì frequente cambiar di stanza clic essi facevano, e di una passare ad altra città, e appena datisi a conoscere in un luogo, partirne e recarsi altrove. Così duraron le cose per qualche tempo; ma finalmente quelle università, a cui o la munificenza dei principi, o l’opportunità del sito, o altre favorevoli circostanze conciliavano maggior grido, prevalsero sopra le altre, e gli scolari non meno che i professori concorser colà ove poteano sperare vantaggio e frutto maggiore; e le altre perciò cominciarono a illanguidire e a sciogliersi, finchè rimaser diserte. XXXVm. « Anche nel Friuli si tentò di aprire xxxvw.

  • 1 • * 1 I Pulililii III!

una nuova università, a cui la vicinanza ael-l(.u0|t. „P| l’Allemagna avrebbe probabilmente conciliatoFr,uU*