Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/199

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163 LIBRO IX. L’esempio d<*l Petrarca accese un somigliante fervore in più altri , e singolarmente nel Boccaccio che gli era si strettamente congiunto! ri- in amicizia. Questi si dà il vanto di essere stato il primo che facesse venir da Grecia a sue spese \ Omero e alcuni altri scrittori greci: Fui equidem ipse insuper qui primus meis sumptibus Homeri libros, et alios quosdam Graecos in Etruriam revocavi, ex qua multis antea seculis abierant non redi turi (Gene al. Deor. l. 15, c. 7). Nè solo in raccogliere, ma nel copiare ancora gli antichi codici egli esercitossi a imitazion del Petrarca, perciocchè, come narra Giannozzo Manetti nella Vita del Boccaccio pubblicata dall’ab. Mehus (p. non avendo egli libri, nè potendo per la sua povertà farne compera, quanti libri potè trovare di poeti, di oratori, di storici antichi, copiò di sua mano, talchè chiunque rimira i tanti esemplari ch’egli ne fece, non può non istupire che uomo qual egli era pingue e corpulento, e occupato in tanti e sì diversi studj, pur lavorasse tanto di sua propria mano, che appena potrebbe altrettanto un copiator giornaliero. Conservasi tuttavia nella Laurenziana ei si distinguesse nell’amar gli scritti di quel grand’uomo, cui voleva in certo modo avere a suo ospite e famigliare , e che presso lui si trovassero molte delle più rare opere di Cicerone, e pregollo a volerne a lui pure far parte (Petr. Epìst. ed. Genev. 1601 , /• 9, rp. i3). E avendogli di latto il Crotto inviato un bel codice egregiamente corretto delle Quislioni Tusculane con altri libri del medesimo autore, il Petrarca con nuova lettera ’gliene dichiarò la viva sua riconoscenza, lodando ancor 1’eleganza di quella che il Crotto aveagli scritta (ib. ep. 14).