Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/203

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I l66 LIBRO (dolio Calabrese di cui diremo altrove) que’ che non potea trovar tra’ Latini, ebbegli in grandissimo numero per tal mezzo da’ Greci. Scrisse un opera voluminosa , a cui diè il titolo di Collezioni, nella quale, fra le altre molte e diverse quistioni, raccolse quanto intorno agl Jddii dé Gentili potè rinvenire non solo presso i Latini , ma coll’aiuto , coni io penso, di Ba ria amo, ancor da’ Greci. E io confesso sinceramente che essendo ancor giovane, e molto prima eh’io m accingessi a quest1 opera, ne raccolsi con più avidità che senno non poche cose, e quelle singolarmente che son sotto il nome di Teodon zio. Il qual libro ho udito che a gran danno di questa mia opera sia perito insiem con più altri per colpa della disonesta Biella moglie di Paolo. L’ab. Mehus pretende di provare (Vita Ambr. camald.p. 293, ec.) con questo passo, che Teodonzio sia un autore nulla diverso da Paolo perugino; ma a me sembra evidente che il Boccaccio nomini qui Teodonzio come autor greco, e un de’ migliori tra quelli che da Paolo nella sua opera venian citati. Il Fabricio (Bibl. med. et inf. Latin. t. 5, p. 218), citando il Tritemio e l’Oldoino, dà a Paolo il cognome di Saluzzo, e gli attribuisce alcune altre opere, di che io non so qual fondamento ci arrechi. Checchè sia di ciò, il passo del Boccaccio da me allegato ci pruova abbastanza che una copiosa biblioteca aveva con grande spesa raccolta il re Roberto, e che seguendo l’esempio di Augusto, aveane dato il governo ad uno de’ più dotti uomini che allor vivessero. V