Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/204

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PRIMO 167 XII. La biblioteca Estense ci darà luminoso argomento di storia ne’ tempi da noi non lontani , e molto migliore ancora, se ci avverrà di condurla sino a’ dì nostri. Ma non si è forse ancora avvertito quanto ne sia antica l’origine. I marchesi d’Este fin dal secolo precedente avean cominciato, come nel quarto tomo si è dimostrato, a usare della splendida loro munificenza a pro delle lettere: e io credo probabile che fin d’allora essi cominciassero parimente a raccoglier libri. L’antico codice delle Poesie provenzali scritto, come altrove si è osservato, circa la metà del secolo xiii, sembra che fosse scritto per offrirlo al marchese Azzo VII che a quel tempo vivea, di cui perciò si forma ivi l’elogio da noi allor riferito. Ma un monumento più certo della biblioteca di questi principi abbiamo ne’ loro Annali scritti da Jacopo di Delaito, e pubblicati dal Muratori (Script. Rer. ital. vol, 18, p. 905). Egli cominciò a scriverli l’anno i3c)3; e nella prefazione, dopo aver parlato del gran vantaggio che seco reca la storia, così prosiegue: Idcirco ut etapud Jlìus/rem Illustrem Magnifici Magnificum Dominum Nicolaum Marchionem Estensem etc. natum recolendae et Celebris memoriae quondam Illustris et Magnifici Principis Domini Alberti olim Marchionis Estensis, post Chronica hactenus in Bibliotheca inclytae Domus suae ex more illustrium Progenitorum suorum ejusmodi descriptio habeatur, ec. Dal qual passo chiaramente raccogliesi che non solo al tempo del padre, ma de’ progenitori ancora del marchese Niccolò III, questi avean già la loro biblioteca, e che in essa si XII. Tìihlinlcra «li-’ marrlii* m il* E*li* in Ferrara.