Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/231

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m«lo<1o Ini in tenuto. 194 * libro ‘^viaggiatori, se con tal nome s’intendan solo coloro che viaggiano per paesi non ben conosciuti , dee nondimeno considerarsi come un perfetto loro modello; poichè nelle descrizioni ch’egli ci ha lasciate de’ paesi che vide, ci scuopre quai debban esser le mire, quale il metodo, quali le osservazioni d’un viaggiatore erudito. Belle sono le lettere ch’egli scrisse (Famil. l. 1, ep. 3, 4, 5) narrando un giro che intraprese l’anno 1333 per la Francia e per l’Alleni agn a. Io ho corse, dic’egli, di fresco le Gallie non già per alcuno affare, ma solo per avidità di vedere e per un certo ardor giovanile, e mi sono inoltrato fino alle sponde del Reno e nell Allcmagna, osservando attentamente i costumi degli uomini, godendo alla vista di sconosciuti paesi, e ogni cosa paragonando co’ nostri; e benchè molte cose magnifiche io abbia ivi vedute, non mi è grave però l esser nato in Italia; anzi, a dir vero, quanto più mi avanzo viaggiando, tanto più io l’ammiro. Quindi siegue a descrivere le cose più memorabili che vedute avea in Parigi, in Gant, in Liegi, in Aquisgrana, in Colonia, in Lyon; i costumi che vi avea osservati, lo stato in che avea trovati gli studj, le tradizioni che correano tra’ ’l volgo, ed altre somiglianti cose che un uom dotto osserva sempre con piacere viaggiando. Altrove ei narra (ib. l. 4? ep. 1) il salire che un giorno fece sulle cime del Monte Ventoso nel Contado Venassino, e le cose che vi rinvenne più degne d’osservazione. Bello è ancora il ragguaglio ch’egli ci ha lasciato (ib. l. 5, ep. 4) del suo viaggio pel regno di Napoli, e