Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/237

Da Wikisource.

200 LIBRO venez. p. 406, ec.) di questo libro, fosse, inoltrandosi nella sua opera, giunto a trattare più stesamente, come avea promesso, de’ viaggi de’ due Zeni. Ei certamente non avrebbe lasciato di sciogliere qualche difficoltà che a chi esamina attentamente la Relazione accennata , si fa innanzi. A me pare strano che essendosi il libro di Antonio Zeno conservato sin circa il principio del secolo xvi, in cui caddero i primi anni di Niccolò il giovane, ed essendo gli uomini stati sempre vaghissimi di intendere cotai relazioni di paesi nuovamente scoperti, non se ne facesse mai alcuna copia, sicchè il perir di quella ch’era presso la famiglia dell’autore, recasse seco la perdita irreparabil del libro. La Relazione inoltre, qual l’abbiamo alle stampe, contiene più cose che hanno una troppo chiara apparenza di favolose. Il re Zichmni che parla in latino co’ Veneziani (p. 4^)j i marinai veneziani che conducono a salvamento le navi del re medesimo fra i banchi e gli scogli di quell’oceano in cui non eran mai stati, e in cui i marinai nazionali le avrebbon fatte perire p. 47); il monastero di frati domenicani che Niccolò Zeno trova in Engroveland, ove i religiosi fan cuocere il pane nelle pignatte sol per mezzo di un’acqua naturalmente infocata che passa per la loro cucina, e ove delle faville che escon da un monte, si servon come di pietre a murare (p. 5o), per le quali cose, benchè que’ popoli le abbiano continuamente sottocchio e possan essi servirsene non altrimente che i frati, nondimeno tengono quelli Frati per Dei, e portano a loro polli, carne,