Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/315

Da Wikisource.

378 LIBRO Vienna si proscrivessero solennemente le opere di Averroe, e se ne vietasse la lettura nelle scuole cattoliche (V. Acta SS. jun, t. 5, p. 672, 673). L’ab. de Sade, facendo di ciò menzione, afferma (Mém, de Petr. t. 3, p. 762) che Raimondo a ciò s’indusse singolarmente perchè gli errori d’Averroe erano sparsi per tutta l’Italia, e pretende provarlo con ciò che ora diremo dell’opera di F. Urbano di Bologna, e colla testimonianza del Petrarca. Ma dovea pur egli riflettere che l’una e l’altra cosa furono posteriori di non pochi anni a’ tempi del Lullo, e che perciò nol poterono determinare a combatter le opere di Averroe. Anzi dall’aver il Lullo pubblicati in Francia i suoi libri, sembra raccogliersi che ivi più che altrove ne fossero sparsi gli errori, ni. III. Il primo, ch’io sappia, a commentare tra tuiie^operc gl’Italiani le opere di Averroe, e a farne uso scrif. cTlÌdo vcl,do, fu Pietro d* Abano, che nel suo ConciliaBologna /ore assai spesso lo vien citando or sotto il vero suo nome, or sotto quello per eccellenza adattatogli di Comentatore. Ei nondimeno non prese direttamente a illustrarne le opere; ed io penso che niuno a ciò si accingesse in Italia, prima del suddetto F. Urbano da Bologna dell’Ordine de’ Servi di Maria Vergine. Il conte Mazzuchelli (Scritt. ital. t. 1, par. 3, p. 1480) ed alcuni altri moderni autori dicono ch’ei fu professore di teologia in Parigi, in Padova e in Bologna, e che fu priore del convento del suo Ordine in Padova. Di tutto ciò io non trovo vestigio nè in alcun antico scrittore, ne presso il P. Giani annalista di quest’Ordine, che rammenta solo