Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/316

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SECONDO 279 la scuola (Ann. Serv. t 1, p. 271) di filosofia da lui tenuta in Bologna. Discordano ancora gli autori nell1 assegnarne l’età; e nella Biblioteca del Fabricio più felicemente si dice (Bibl. med’. et inf. Latin, t. 6, p 3o8) eli1 ei fu professore l’anno 1390, e morì l’anno 1503, se pur non è ivi corso, come è probabile, qualche errore di stampa. Or, checchè ne dicano altri, è certo ch’egli scrisse l’opera, di cui or parleremo, l’anno 1334, e che allora era già avanzato in età. Egli adunque pensò di recare gran giovamento alla filosofia col distendere un voluminoso comento sopra il comento di Averroe sugli otto libri d’Aristotele de Physico auditu; anzi, se il Cielo gli avesse accordata più lunga vita, aveva ancora determinato di scrivere sul comento dello stesso autore su’ libri de Mundo et Coelo; ma par che la morte non gli permettesse di farci dono di un sì pregevol tesoro. Nel prologo egli s’intitola: Ego Magister Urbanus Bononiensis Ordinis Fratrum Seriori un B. Mariae Virginis. E dopo aver parlato delle ragioni per cui erasi accinto a tal opera, cioè singolarmente perchè niuno innanzi a lui avevala intrapresa, dice: Hoc autem opus fuit inceptum per me aetate antiquum ab Incarnatione Domini anno 1334 in Kalendis Aprilis, et si Deus mihi prolungaverit vitam intendo post hoc simili modo exponere commentum libri Coeli et Mundi. Antonio Alabanti, generale dello stesso Ordine, la fece pubblicare colle stampe in Venezia l’anno 1492 con questo titolo: Urbanus Avverroista Philosophus summus ex Almifico Servorum Divae Mariae Verginis Ordine Comentorum omnium