Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/329

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21)2 L1BKO di dottori, Pietro con quarantacinque argomenti provò ciò che aveva asserito che l’Ordine de’ Predicatori era infetto d’eresia; e le pruove da lui recate pai vero sì conchiudenti, che i Domenicani cacciati furono da Parigi, e per trcntadue anni non poteron farvi ritorno. La qual ultima circostanza però dal Savonarola si accenna sol come cosa di cui correa fama: si famae creditur. E in vero il sol vedere che di un fatto sì memorabile, qual sarebbe stato il bando da Parigi per trentadue anni di tutto l’Ordine domenicano, non trovasi cenno alcuno in tutte le storie di que’ tempi, basta, s’io non erro, a mostrarci ch’esso deesi riputar favoloso. Siegue egli poscia a narrare che Pietro fu dagl’inquisitori medesimi citato a Roma, che grandi cose e maravigliose diconsi da lui operate in quel viaggio, e che finalmente per decision del pontefice egli ottenne di viver tranquillo. Io non saprei accertare quanto vi abbia di vero in tutto questo racconto. Ma non si può certamente rivocare in dubbio che Pietro Ì)er cagione d’astrologia fosse più volte e per lungo tempo accusato, e che finalmente per autorità del pontefice fosse dichiarato innocente. Ne abbiamo una troppo sicura pruova nel suo stesso Conciliatore, ov’egli, dopo aver parlato dell’astrologia giudiciaria, così soggiunge: In hoc autem me aliqui protervi nolentes seu poti us impotentes audire, gratis longis ve jo ave re temporibus, e quorum manibus me meaque veritas laudabiliter eripuit praefata, demum mandato etiam superveniente Apostolico (differ. i o); e poiché* ò probabile, come abbiam detto, che