Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/349

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3 I 2 LIBRO alle stelle attribuisca P incliuazion naturale a’ vizj e alle virtù, e insegni più cose superstiziose, le quali però erano allora comuni a tutti gli astrologi. Io non ho potuto vedere i Comenti da lui scritti sulla Sfera di Giovanni da Sacrobosco, ne’ quali il Villani lo accusa di aver insegnati gli errori ch’egli gli attribuisce. Forse le espressioni da lui usate potevansi interpretare in senso più sano; e, se non altro, gli si dee a buon diritto la lode di docilità e di sommissione, poichè, come avverte il P. Appiani, ei conchiude il suo libro sottomettendo se stesso e tutte le sue opinioni alla correzion della Chiesa. Le predizioni che dal Villani gli si attribuiscono, fatte per forza di astrologia , o, com’egli dice, di negromanzia, che qui significa lo stesso, se non eran delitto per tanti altri che a que’ tempi si dilettavan di farne, come potean essere cagion di morte di Cecco? Io credo in somma che l’invidia avesse non poca parte nella condanna di questo infelice astrologo, e ch’egli non sarebbe sì miseramente perito, se non avesse avuti potenti nimici che congiurarono a’ suoi danni. Quanto alla magia, di cui alcuni scrittori moderni il fanno reo, non solo non abbiam alcun monumento onde ciò si comprovi, ma non troviam pure che di questo delitto ei fosse accusato, se non per quella espressione, che abbiamo accennata poc’anzi, da lui usata parlando degli spiriti ch’egli supponeva abitatori della prima sfera, la qual espressione però pruova bensì ch’ei credesse possibile la magia, non pruova