Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/361

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324 LIBRO ingannati. Al qual luogo l’ab. Ximenes opportunamente riflette (Del Gnom.fior. Introd. p. (61) che nell’originale latino della medesima Vita non si leggon queste parole adequazioni astronomiche, ma solo in generale si nominano l’equazioni, ed egli perciò crede non improbabile che si debban qui intendere l’equazioni algebraiche, delle quali Paolo cominciasse in qualche modo a far uso. Nello stesso originale latino, che in parte è stato pubblicato dall’abate Mehus (Vita Ambros. camald, p. 194)? si dice che Paolo, per mezzo di certi suoi stromenti, corresse molti errori che intorno al movimento delle stelle fisse erano ricevuti comunemente, e giunse a determinare più precisamente le leggi del movimento medesimo. Ma converrebbe che noi avessimo sotto l’occhio ciò che Paolo scrisse su questa materia, per accertare s’egli cogliesse nel vero, o se almeno scoprisse veramente gli errori che nelle celebri tavole di Alfonso X re di Castiglia, pubblicate nel secolo precedente (V. Montucla Hist. des Mathém. t. 1, p. 418, ec.), erano corsi. Costui, siegue a dire il Villani, di tutti quegli del tempo nostro fu il primo che compose Taccuino, e di futuri avvenimenti compose molti Annali, i quali gli assecutori del suo testamento, quantunque non si sappia la cagione, occultarono. Dal che veggiamo che anche Paolo si lasciò persuadere di saper leggere nelle stelle le vicende del mondo. Ma sembra che in ciò non fosse troppo felice, poichè nell’originale latino si dice: si in judiciis aeque valuisset, sine dubio antiquorum omniutn