Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/387

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350 LIBRO e intorno ad alcuni rimedj ch’ei gli aveva prescritti, e risponde a ciò che quegli avevagli scritto per difendere la sua opinione. Ma nel tempo medesimo ben dà a vedere il Petrarca qual conto facesse dell’ingegno e del saper di Giovanni, dicendo che.la medicina è in lui come una piccola aggiunta alle altre scienze di cui è ornato, e che senza di essa ei sarebbe migliore ancora e più dotto. E scrivendo a Francesco da Siena, medico esso pure famoso (ib. l. 15, ep. 3)? e narrandogli la suddetta contesa con Giovanni avuta, dice ch’egli era uomo di sì alto e di sì penetrante ingegno, che sarebbe salito fino alle stelle, se trattenuto non l’avesse la medicina, e che eragli tanto amico, quanto appena egli a se stesso. L’ab. de Sade aggiugne (Mém. de Petr. t. 3, p. 767) che il Petrarca afferma aver lui avuto il cognome dall’Orologio dal libro che scritto aveva, intitolato il Planetario) ma nè egli cita, nè io ho potuto trovare ove il Petrarca abbia detta tal cosa (*). Questi diede l’ultimo contrassegno (*) Io avea alle mani l’edizione del Petrarca fatta in Basilea coll’altre opere di esso , quando ho affermato che non se ne raccoglieva che Giovanni Dondi avesse dalla sua macchina avuto il nome di Orologio Ma avendo poi osservata la più esatta edizione che ne è stata fatta dal Comino nel 1722, insiem colle Rime di esso , ho veduto che il Petrarca nel suo testamento così si esprime: Magistrum Joannem de Dundis phfsirum 9 astranomoruni facile principem , dictum ab Horologio, propter illud admirandum Planetarii opus ab eo confectum, quod vulgus ignarum Horologium esse arbitratur. E inoltre nelle pergamene conservatesi in quella nobil famiglia , come non vedesi mai dato il soprannome dall’Orologio a Jacopo, così con esso vedesi sempre distinto il figlio Giovanni.