Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/441

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404 LIBRO lui, coll’esibirgli ancora l’ajuto della sua arte (*). Nella qual risposta il Petrarca, forse per mostrarsi grato all’amico, gli concede che per alcuni piccioli mali possa esser utile la medicina. Abbiam pure una sua lettera a Francesco da Siena Senil. l. 15, ep. 3), e un’altra a Guglielmo da Ravenna (ib. l. 3, ep. 8), amendue medici, e in amendue scherza amichevolmente con essi sull’arte loro. Del primo hannosi nella biblioteca del re di Francia (t. 4 , p. 300, cod. 6979) due trattati, uno de’ bagni, l’altro de’ veleni, e questo dicesi pubblicato in Avignone l’anno 1375, e dedicato a Filippo d’Alençon vescovo d’Auch; ed è probabilmente (quel Francesco da Siena lettore d’astrologia nel 1394, e poi di medicina pratica di Bolo-* gna lino al 1396 (Dott. forest. p. 11), citato dall’Alidosi, e che prima era stato reggente dello studio in Perugia, e medico del papa, di cui abbiamo altrove parlato (l 1, c. 3, n. 3?) (a). Ei nomina inoltre un certo Marco medico, compatriota di Virgilio (Variar, ep. 42), cioè mantovano. Con lode ancor maggiore ci parla di Giovanni canonico di Parma , uomo, com’egli dice (Senil. l. 12, ep. 2), che avea (*) La lettera al medico di Canobio, qui accennata , è la xvi del codice Moielliano, in cui però egli è detto non Albino, come legge P ab. de Sade, ma Albrtino. (a) Di Francesco (-asini da Siena, medico pontifìcio, nuove e più esatte notizie ci ha date poi P eruditissimo sig. abate Gaetano Marini (Degli Archiatri pontif\ t. 1 , p. qC». ec.), il quale ha ancora parlato di Giovanni di lui fratello, che fu parimente medico pontifìcio sulla fine del secolo xiv.