Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/450

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SECONDO 41^ l1 autorità di Giovanni Sitone e di Rafaello Fagnano, amendue laboriosissimi raccoglitori de’ monumenti delle famiglie milanesi, stabilisce, co’ documenti da loro addotti (l. cit p. 14^4)? di’ ei fu figliuolo di Faciolo Selvatico, e marito di Erasmina Lampugnana; che l’an 1367 egli era in Milano dottor di arti e di medicina, e che l’an 1388 fu uno de’ Dodici che chiamansi di Provvisione. Così egli; nè io recherò in dubbio ciò ch’egli afferma. Ma che questo Matteo Selvatico fosse T autore dell’opera di cui or parleremo, l’Argelati non troverà sì facilmente chi glielo creda. Essa è intitolata Opus Pandectarum Medie in ae, che è in somma un dizionario de’ semplici, colla spiegazione dei molti usi a cui essi giovano nella medicina; e che è, per testimonianza del Freind (HistMedie, p. 159), la più diligente e la più esatta opera intorno alla virtù dell’erbe che in quei secoli si vedesse, e di cui si son fatte più edizioni che si rammentano dall’Argelati medesimo. Ma nel titolo si aggiugne: quod aggregavit eximius artium et Medicinae Doctor Matthaeus Selvaticus ad Serenissimun Siciliae Regem Robertum, qui fuerunt anno mundi 6516, anno vero C/iristi ìòi’ j. Or l’autore di un libro pubblicato nel 13177 che dovea essergli costata la fatica di non pochi anni, poteva egli ancora vivere oltre a settant’anni dopo sino al 1388, e sostenere in quest’anno un pubblico magistrato? Parmi assai più probabile che T autore di questo libro fosse avolo, o zio, o in altra maniera parente di quello di cui ragiona T Argelati. Sembra che dal re Roberto ei fosse chiamato a professore