Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/491

Da Wikisource.

454 LI MIO provano che Cino fosse professore in Bologna, ma anzi ci mostrano chiaramente ch’egli soltanto vi si era più volte recato; perciocchè se egli vi avesse tenuta scuola , ne avrebbe certamente fatto cenno a questa occasione. Più ancora. Nello stesso Comento sul Codice, parlando Cino de’ privilegi da Federigo I conceduti a’ giovani studiosi , chiaramente ci dice ch’ei non leggeva allora in Bologna (in Autent. Ne filius pro patre): Secundo loco quaero juxta hoc: nunquid hodie locum habear haec authentica. Dicit glossa, quod Bononiae pro parte renunciaverunt Scholares isti privilegio in cri minali bus. Sed certe istud nihil ad nos, quia per renunciationem ipsorum non potest nobis aliquod praejudicium gene rari, cnm res in ter alios acta aliis non praejudicet. Se dunque la rinuncia fatta dall’università di Bologna di un privilegio non privava del diritto di goderne gli scolari a cui Cino insegnava, egli è troppo evidente che Cino non leggeva in Bologna, quando egli scrisse il suo Comento sul Codice, xv. XV. Ma che direm noi della lettera al Pesì mostra trarca scritta da Cino. e pubblicata dal Doni. 1 impostimi * I / tr una i. «»<*- che l ab. de Sade ha giudicata degna di entrare iome d? luì nelle sue Memorie (l. cit p. 38)? Io mi stupisco l’uLbiicata. c|)e quest0 scrittor francese, il quale tanti falli ha scoperto negl’italiani, non abbia avvertito ciò che alcuni Italiani da lui ben conosciuti avean già osservato, cioè che questa lettera ha i più certi caratteri di supposizione e d’impostura. Perciocchè e Apostolo Zeno (Diss. vossiane, t. 1, p. 11) e il P. degli Agostini (Scritt. venez. t. 1, pref. p. 19) e il co. Mazzucchelli