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avvenne 11011 molto dopo il ritorno del Petrarca
a Padova. Dopo i primi sfoghi del suo dolore,
Noi abbiam perduto, egli dice (Senil. l. 13,
ep. 1), o piuttosto abbiamo mandato innanzi
a noi, tu un amantissimo ed ottimo fratello,
io uno che per dignità mi era signore umanissimoy per amore ossequiosissimo figlio, il quale
non per alcun mio merito, ma solo per generosità di animo, avea da lungo tempo, come
ben sai, cominciato non solo ad amarmi, ma
ad onorarmi per modo, ch’io solea compiacermene sommamente, e maravigliarmi onde mai
nascesse amore e ossequio sì grande in sì grande
disuguaglianza di età e di stato Io ben mi
ricordo, ricini dimenticherò giammai, nè debbo
in alcun modo dimenticarmi, allor quando neU
V andarmene a Roma sorpreso costì da gravissima infermità, che fu da molti creduta F ultima,
volle la mia buona sorte cha fossi presso di
te ricevuto, e che tu ti prendessi cura di me,
non come ri uomo straniero e spregevole, ma
come di uno della tua famiglia medesima; io
ben mi ricordo, dissi, con quai parole, con
qual affetto, con qual volto tre o quattro volte
ogni giorno quella felice e benedetta anima venisse a visitarmi, con quai conforti e con quali
esibizioni ed offerte cercasse di alleggerire il
mio dolore con sì dolce e amorevol parlare,
che io per allegrezza e per maraviglia di sì gran
virtù appena sentiva il mio incomodo. Taccio
i saluti amorevolissimi, taccio i messi da lui
mandatimi con presenti, e con quelle, l ti io pregiava assai più dei presenti, cortesissime e amorevolissime lettere. Ciò che è piìi da ammirarsi, si