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PRIMO 49
studio fu la stima eli1 egli ancora ebbe pel gran
Petrarca. Una lettera da lui scritta a Luchino
(l. 7 Famil., ep. 15) ci mostra che questi aveagli amichevolmente chieste alcune erbe e alcune
frutta del suo orticello, e insieme alcuni suoi
versi, dal che egli prende occasione di lodar
altamente quei principi che aveano conceduta
la lor protezione alla poesia e a’ poeti. Abbiamo
ancora i versi che allora egli scrisse a Luchino
(Carm. l. 3 , ep. 6), inviandogli I1 erbe e le
frutta richiestegli; e altri versi abbiam parimente da lui scritti al medesimo principe, che
contengono un panegirico dell1 Italia (ib. l. 2 ,
ep. 12). Giovanni Visconti arcivescovo di Milano, fratello e successor di Luchino nel dominio de’ vasti stati, di cui questi morendo
lasciollo erede, diede anche più chiare pruove
del suo amore pe’ buoni studj. Vedremo altrove eh1 egli trascelse sei de’ più dotti uomini
che allor vivessero; e comandò loro di stendere sulla Commedia di Dante un ampio comento, di cui si conserva una copia nella biblioteca gaddiana in Firenze. Al Petrarca poi
non vi ebbe segno di stima e d1 amore , che
Giovanni non desse. Quando egli venendo di
Francia l’an 1355 passò per Milano, volle
render ossequio a questo gran principe, in cui
era congiunta la civile e i1 ecclesiastica autorità.
Giovanni lo accolse con singolari dimostrazioni
di affetto, lo abbracciò, gli fece onori grandissimi , e pregollo sì caldamente e con sì
cortesi maniere a fermarsi in Milano, che,
per quanto il Petrarca ne fosse per più ragioni alieno, non potè nondimeno resistere a si
Tieaboschi j Voi V. 4