Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/95

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58 LIBRO male, come se fosse accaduto a lui stesso. Chiunque volo a da lui ottener qualche cosa, cominciava dalle mie lodi, sicuro che il mezzo più efficace a conseguire il suo intento era il far elogi di me medesimo. Non solamente odiava coloro che sparlavan di me, ma non amava pur quelli che mi lodavano scarsamente, o che cadeangli in sospetto di volersi uguagliare a me, cui egli considerava come un uomo incomparabile. Io trovava in lui ogni cosa, i soccorsi di un padrone, i consigli d’un padre, la sommissione d un ’figlio, la tenerezza di un fratello. Gran parte della mia vita ho passata con lui; ogni cosa era tra noi comune; la sua fortuna buona e cattiva, i suoi piaceri di città, o di campagna; le sue gloriose fatiche, il suo riposo, i suoi affari} niuna cosa erane eccettuata. Io il seguiva in tutti i viaggi. Quante volte non ha egli esposta per me la sua vita, mentre insiem correvamo le terre e i mari! Oimè! perchè non mi ha egli condotto seco in quest’ultimo viaggio? Perchè la morte ha ora voluto fare una sì odiosa eccezione? Perchè ci ha ella separati? Tutto ho perduto perdendolo; e la sola consolazione che mi rimane, si è che la morte non ha più ora che togliermi (’). (*) La lettera in cui il Petrarca piange la morte del suo caro protettore ed amico Azzo da Correggio , trovasi nel codice Morelliano , ed è la xx.vm , ed essa nel suo originale ancora, benchè lo stil del Petrarca non sia troppo felice, spira nondimeno tal tenerezza, che necessariamente la eccita anche nell’animo di qualunque non insensibil lettore , ed io l’ho pubblicata nella Biblioteca modenese Ma io ho osservato che la